Pensieri di un cittadino qualunque...

mercoledì, novembre 30, 2005

UNA SENSAZIONE SOTTO PELLE

Agli inizi degli anni novanta - quando il personal computer stava entrando nelle nostre case, quando era già la normalità possedere tre auto in una famiglia composta da tre persone, quando andare al supermercato e riempire il carrello con cose inutili era sinonimo di benessere - mio nonno, mentre ascoltava "il giornale radio", in dialetto emiliano borbottava frasi a me insignificanti (allora), quali: "non può andare avanti così"; non c'è più religione (in senso metaforico); "hai visto un bel mondo" (rivolgendosi a me) ed altre ancora. Inoltre mi faceva notare quanto poco senso avesse il frigorifero d'inverno, oppure d'estate stare svegli fino a mezzanotte, usufruendo dell'illuminazione artificiale, per poi alzarsi la mattina seguente alle otto, ben due ore dopo l'alba. Mio nonno - che ha vissuto la guerra, che ha patito la fame, che da adolescente, come obiettivo giornaliero, aveva quello di mettere qualcosa sotto i denti e di non schiattare per motivi futili (oggigiorno!) quali un'influenza od una colica - con solo la quinta elementare, pur non essendo esperto di energia o di economia, sentiva sotto pelle che l'era del "progresso" e del consumismo aveva qualcosa di sbagliato. Oggi, "grazie" a i cataclismi naturali che si riversano sulla terra, e al malessere psicologico che incombe sulle società occidentali, chiunque dotato di buon senso dovrebbe aprire gli occhi e capire che le risorse della terra sono un bene limitato e finito e che l'economia è un'invenzione imperfetta dell'uomo sulla quale non ci si può più basare per continuare a vivere.
Il benessere di un popolo viene "misurato" tramite il prodotto interno lordo (PIL), che deve essere sempre in crescita anno dopo anno, altrimenti pena il regresso. Ma come è possibile produrre e di conseguenza consumare sempre più avendo a disposizione le stesse risorse e lo stesso spazio? Anche un ragazzino capirebbe che le due cose non sono conciliabili.
Il secolo scorso ha segnato il più grande sviluppo economico che ha come protagonista l'uomo. Purtroppo però il pianeta su cui viviamo non è cresciuto assieme alle nostre futili esigenze da consumisti. Anzi, si è "rimpicciolito" ed "ammalato". Quindi, cosa fare? Anche perché è ora di fare! Bisogna mettersi l'anima in pace e, facendo tesoro delle cose utili che ci ha dato la società moderna, avere il coraggio di dare una brusca sterzata controtendenza, sostituendo l'economia del capitale, con l'economia del "tempo libero" o del "risparmio energetico". Forse avrebbe più senso misurare il benessere di un popolo verificando l'energia consumata pro capite, o quanto tempo libero un cittadino può permettersi, o ancora, controllando la quantità di immondizia da smaltire per persona. Probabilmente questa sembrerà un'utopica idea balzana, non sono certo io che ho le conoscenze per affermare certe cose. Il fatto è che da un po' di tempo comincio a sentire un prurito sotto pelle...Come quello che sentiva mio nonno...Quella sensazione che c'è qualcosa di sbagliato...