lunedì, ottobre 17, 2005

Anima

Ricordo nitidamente una lezione di catechismo nella quale si discuteva dell'anima. Come definizione si parlava di "parte spirituale del corpo nettamente distinta dallo stesso", oppure "parte spirituale e immortale dell'uomo in grado di sentire, intendere e volere" ecc. Sicuramente l'anima, nella dottrina cristiana e in numerose altre dottrine religiose e concezioni filosofiche, riveste un ruolo fondamentale. Grazie ad essa si può spiegare l'immortalità e il cosiddetto "sè", quindi il "passaggio nell'aldilà" dopo la morte. Durante quella lezione il sacerdote, rifacendosi ad un fatto realmente accaduto alla madre di un nostro compagno, ci "consolava" affermando che il bambino della povera donna, morto durante il parto, sarebbe "salito in cielo e avrebbe vissuto in eterno nel regno di Dio", "Dio lo aveva voluto con lui" (che culo!). Inoltre il suo fratellino Mirco, presente in quel momento, un giorno lo avrebbe potuto incontrare in paradiso.
Spiegazioni di questo tipo ne avrete sentite a dozzine, e capirete bene che ragazzini di 8-10 anni, come io avevo allora, digeriscono la lezione senza batter ciglio. Purtroppo la maggior parte dei ragazzini allora presenti in quella lezione, ora, adulti e in grado di pensare razionalmente, sono troppo presi dalla vita frenetica di tutti i giorni per impegnarsi in certi ragionamenti. Anzi, se anche a loro dovesse succedere una disgrazia di questo tipo, non avendo mai ragionato a mente fredda, nel dramma preferirebbero consolarsi irrazionalmente, cioè attaccandosi alla fede, cosa che magari avevano smesso di fare da tempo. A tal proposito ci voglio speculare un po' io. Faccio finta di avere fede e quindi immagino un domani in cui anche il mio compagno di catechismo morirà. A quel punto, presupponendo che Mirco si sia comportato secondo l'etica cristiana, la sua anima "andrà in cielo" e, giunto in paradiso, potrà riconciliarsi con i suoi cari: padre, madre, nonni, zii e...fratellino. Ma che dialogo potrà mai avere una persona morta presumibilmente a ottantanni con un neonato di un giorno?!
Secondo la concezione cristiana l'anima è completamente svincolata dal corpo, pertanto ne deduco che tutto quello che apprendiamo in una vita, essendo immagazzinato in una sostanza materiale quale il cervello, dopo la morte vada tutto in polvere. Ora capisco perchè Mirco, quando incontrerà il suo fratellino in Paradiso, parlerà la stessa lingua! A pensarci bene la cosa è sconcertante! Per la religione, soprattutto cristiana, l'esperienza fatta nella vita terrena non vale nulla!
Lo stesso concetto lo esprime Marvin Minsky con parole molto efficaci:
[...] Una concezione comune dell'anima è che l'essenza di un sè si trovi in una scintilla di luce invisibile, in un qualcosa di celato che sfugge al regno del corpo, della mente e del visibile. Ma che cosa può significare un tale simbolo? Esso trasmette un senso di anti-amor proprio: la convinzione che le proprie doti e conquiste non hanno alcuna importanza. [...]